Bitter Love Songs
“Sì, certo. Possiamo rimanere amici in ogni caso”; “Ti andavo bene finchè i tuoi amici non si sono impicciati”; “Il mio amore è amore, il tuo amore è odio”.
Parte dai titoli, ma anche dalle impietose e stringatissime note di copertina la tremenda autoironia di questo disco, in cui Fields sembra voler riflettere con cadenze tragicomiche sull’amarezza e sul fatalismo degli incontri sbagliati della vita. Come quello con un musicista che “sembra apprezzare la tua musica ma poi, appena trova un ingaggio migliore, se ne va dal tuo gruppo”.
Il fil rouge di una drammatica e nuda concretezza sembra proseguire con perfetta continuità in una musica suonata da una chitarra elettrica privata di ogni orpello effettistico, da un contrabbasso e da una batteria.
Quindi un trio non certo insolito nel jazz moderno, ma abbastanza raro da incontrare nella discografia free. Un tratto originale accentuato da un’improvvisazione incasellata tra temi molto spigolosi ma rigorosi e da un’improvvisazione continua alle cui spalle lavora un bassista capace di porsi in linea quasi telepatica con gli altri due e la percussività del giovanissimo portoghese Lobo.
Il primo è il quarantaduenne Gramss, anche lui come Fields vive a Colonia e ha collaborato tra gli altri con Fred Frith, Rudi Mahall e Tom Cora. Lobo si è già ascoltato in Italia con musicisti decisamente lontani da qui: Enrico Rava, Giovanni Guidi e Mauro Negri. In questo disco si rivela in grado di conferire proprietˆ espressiva anche quando si toccano vertici di radicalismo improvvisativo.
Apparentemente è lui il regista di tempi spezzati e multiformi che sostengono una sorta di insistenza armonica in cui un’immensa gamma di soluzioni passa attraverso arpeggi chitarristici, linee atonali velocissime o un’informalità grattuggiata. 4 stelle — All About Jazz, Italy